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Meditazioni sull’idea di ben-essere

PARTE 3 - Dott. Antonio Ciccarelli -

«Sull’idea di anima dobbiamo dire quanto segue: spiegare quale sia, sarebbe compito di un’esposizione divina in tutti i sensi e lunga; ma dire a che cosa assomigli, è un’esposizione umana e piuttosto breve. Parliamone dunque in questo modo».


Così Platone, nel famoso dialogo chiamato Fedro inizia la sua descrizione dell’anima. Oggi la parola anima è un po’ “fuori moda” e si preferisce la parola mente, anche se quest’ultima non è appropriata a definire l’insieme della vita interiore umana.


Ma che cos’è la vita interiore?

Chiudiamo per un attimo gli occhi, concentriamoci sul respiro, poi su quello che percepiamo come sensazioni, pensieri, eventualmente emozioni e desideri.

Sommariamente e superficialmente questo è già un approccio alla vita interiore. In realtà non è necessario chiudere gli occhi, in quanto questa vita sottile è sempre presente, solamente coperta dalle più dense percezioni fisiche.

Ogni volta che percepiamo il mondo, che interagiamo con ciò che vive intorno a noi, che desideriamo, ciò che Platone chiamava anima, agisce. Dietro ogni azione o percezione ci sono il pensiero, il sentimento e la volontà che agiscono, sempre. La vita interiore è l’insieme di questi tre elementi, l’anima è l’insieme di queste tre azioni interiori.

Ma se l’anima è l’insieme di questi tre elementi, cos’è lo spirito?

Semplice, è il percipiente, l’agente, ciò che gli Indù chiamavano il testimone, e Platone nel mito dell’auriga identificava con il guidatore del carro alato.

Quindi, la vita interiore è fatta di due elementi: anima, divisa in tre parti (pensiero, sentimento e volontà) e spirito (autocoscienza, presenza). Coltivare la vita interiore significa prendersi cura di questi aspetti. Ma come? In realtà la vita stessa è un continuo esercizio interiore con le sue prove, ma, agendo volontariamente per “addestrare” questa vita interna, poniamo le condizioni per creare il benessere, la gioia, fino alla felicità.

Il discorso è estremamente complesso ed articolato, ma in questa sede cercherò di semplificarlo all’essenza, ponendo delle basi semplici per “coltivare” la vita interiore.

L’equilibrio animico è la chiave di volta per ben-essere e, l’autocoscienza e la presenza spirituale fattori imprescindibili per realizzare entrambi.

Nella pratica delle discipline interiori di tradizione sia orientale sia occidentale, per ogni movimento mentale che ogni essere umano realizza, il pensiero deve essere utilizzato volontariamente, cioè quando “io decido”. In altre parole se decido di non pensare devo effettivamente smettere.

Lo stesso vale per i sentimenti e le emozioni.

Esse non devono muoversi secondo un ordine caotico dettato da condizioni contingenti, bensì esseri “dominate” dalla volontà. Se d’improvviso ci troviamo in una situazione che suscita sentimenti sgradevoli, dobbiamo essere capaci di “neutralizzarli”, cioè di non sentirli, revocarli, metterli a tacere.

La volontà in realtà la esercitiamo ogni volta che agiamo su pensieri e sentimenti, e possiamo addestrarla anche autonomamente, semplicemente prendendo decisioni e mantenendole.

La volontà è fuor di metafora effettivamente come un muscolo, più la esercitiamo e più diviene forte, così meno la utilizziamo e più regredisce. Senza volontà non è possibile agire sulla vita interiore.

Lo spirito o IO, è il nostro stesso nocciolo coscienziale, quello che “usa” i tre elementi animici, ma solo se lo vuole e si esercita a farlo, altrimenti il tutto viene lasciato in balia degli eventi del mondo esterno e quindi sicuramente al caos. Dove non c’è ordine e consapevolezza è difficile che ci sia ben-essere, equilibrio, pace interiore e bellezza.


Dott. Antonio Ciccarelli, Filosofo, naturopata, studioso ed insegnante di discipline orientali mente/corpo

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