La storia è un processo in divenire, l’oggi è indistricabilmente legato all’ieri e quello che ognuno fa è partecipare, consapevolmente o no alla realizzazione di questa processualità.
I fruitori medi della palestra forse non si soffermano a riflettere sul fatto che ogni volta che entrano in questa si stanno collegando ad un processo cominciato ben 2500 anni or sono. L’etimologia della parola palestra, come molte parole ha un origine greca ( dal greco palaìstra comp. di pàle lotta).
Questo era il luogo ove si praticava la lotta, non intesa esclusivamente in termini marziali, ma anche in termini di miglioramento del sé. Platone, nella sua idea di Paìdeia (nel V secolo a.C. significava allevamento e cura dei fanciulli e diventava sinonimo di cultura e di educazione mediante l'istruzione), inseriva accanto a discipline come la grammatica, la retorica, la matematica, la geometria, l’astronomia e la musica anche la ginnastica.
La parola ginnastica ha un etimologia peculiare, da un lato è intesa propriamente come arte dell’esercitare e addestrare (Gimnastiké sott. Techné, arte), dall’altro la radice della parola Gimna è Gymnos, che significa “nudo”, in quanto l’esercizio fisico fra i greci si praticava nudo. Ma la parola Gymnos nasconde molto di più, come recenti studi di iconologia e simbologia hanno dimostrato, per l’antica Grecia, mostrare il corpo nudo, sia nell’arte che nella ginnastica, aveva un valore trascendente. L’abito simbolizza il corpo propriamente fisico, mentre la nudità simbolizza la potenza incorporea che resta separata dal corpo, ossia dal proprio abito.
Per i greci la palestra era il luogo ove si imparava a lottare attraverso l’esercizio (ginnastica in senso generale), un esercizio però che passava attraverso la nudità dell’anima, quindi esercizio fisico atto a mostrare l’anima, ma anche a migliorarla e fortificarla.
Quando si compie un qualsiasi esercizio sono sempre presenti vari fattori, primi fra tutti la motivazione (perché farlo?) e la volontà (voglio farlo).
Oggi a differenza dei greci la motivazione media è generalmente la vanità, intesa come voglia di essere più belli esteticamente, di essere in salute, di invecchiare bene. Ma mettendo un attimo da parte la motivazione di fondo (molto individuale), ciò che conta è la volontà che viene messa in atto, il fatto che dobbiamo “spogliarci” di abiti normali ed iniziare ad agire volontariamente.
Questa scelta di spogliamento e di azione volontaria, ha un beneficio incredibile non solo sulla parte meramente fisica, ma anche e soprattutto su quella animica.
Volendo tradurre è riproporre l’essenza dell’idea che i greci avevano della palestra e della ginnastica nella nostra epoca, dovremmo pensare alla palestra in una maniera diversa. Vado in palestra non solo per togliere chili di troppo ed avere un corpo armonico e in forma, ma anche per lottare contro i difetti caratteristici che ognuno mediamente ha, come la pigrizia, la timidezza, la facile demotivazione, la disorganizzazione ecc.
Quindi la palestra e le varie forme modernizzate di ginnastica diventano il luogo per formarsi nel corpo e nella mente/anima, acquisendo un’ampia gamma di virtù ( dal latino Vis, forza, trad. dal greco di areté, capacità di agire rettamente) quali:
Per il corpo: resistenza, agilità, coordinazione, energia, vitalità, elasticità.
Per l’anima: forza di volontà, determinazione, umiltà, socialità, autostima, presenza mentale, entusiasmo.
Ovviamente questo è un elenco incompleto e si potrebbe spiegare come e perché, in palestra con la ginnastica intesa come esercizio nelle sue varie forme si possono acquisire queste virtù.
Dante scriveva: “fatti non foste per viver come bruti, ma per acquisire virtute e conoscenza” (Inferno, canto XXVI).
Dott. Antonio Ciccarelli, Filosofo, naturopata, studioso ed insegnante di discipline orientali mente/corpo